In attesa di tornare, i Maestri Vetrai
e gli Amici del Museo, ci raccontano
la loro esperienza nella suggestiva
Villa Rosa.
Ecco l’esperienza al Museo di Márcia de Castro e Guy Maurette, proprietari della collezione di perle veneziane che sono state esposte nelle sale di Villa Rosa la scorsa estate.
La mostra, organizzata dal Musée Itinerant de la Perle Ancienne en France in collaborazione con il Museo dell’Arte Vetraria Altarese, “PERLE VENEZIANE 500 anni di scambi con l’Africa” ha permesso ai nostri visitatori di ammirare 3000 perle, per lo più in vetro, realizzate a Venezia e Murano negli ultimi 5 secoli, insieme agli strumenti utilizzati per la loro realizzazione e vari documenti storici.
Queste perle erano chiamate “perle di baratto” poichè costituivano la “moneta di scambio” durante i triangoli commerciali tra Europa, Africa e Americhe nel periodo coloniale europeo fino alla metà del XX secolo.
Erano prodotte con vetri di recupero nel continente africano e in Medio Oriente tra l’VIII e il XV secolo, infine in Europa tra il XV e la prima metà del XX secolo a Venezia, in Boemia, in Moravia, nei Paesi Bassi, in Germania e in Francia (Briare).






Jérôme Chion
Jérôme Chion (in arte Léo), nato nel 1988, figlio d’arte, si muove nel mondo del vetro soffiato fin dall’infanzia e all’età di 12 anni acquisisce le tecniche di base. Negli anni migliora e impara nuove tecniche, dal vetro soffiato a quello scolpito.
Oggi Elena Rosso, ci parlerà della sua esperienza al Museo dell’Arte Vetraria Altarese. L’artista, di origine savonese, ha conseguito la maturità artistica per poi frequentare un corso di specializzazione sulla “lavorazione artistica del vetro” tenutosi ad Altare negli anni ‘90. Nel 1993 si trasferisce a Murano, dove partecipa a uno stage presso la vetreria Gino Cenedese & Figlio. Qui parte l’esperienza di Elena nell’isola famosa per la lavorazione del vetro, che la porterà a svolgere diverse attività come docente e alla nascita del suo laboratorio. Dal 2007 si specializza anche nella tecnica della lavorazione delle perle a lume. Collabora regolarmente con il Museo dell’Arte Vetraria Altarese.
Oggi Miriam Di Fiore, ci parlerà della sua esperienza al Museo dell’Arte Vetraria Altarese.
Miriam Silvia Di Fiore, nata a Buenos Aires, Argentina, 1959.
Vive in Italia dal 1980.
Il suo lavoro figurativo è incredibilmente realistico.
Il vetro in polvere diventa la vernice.
Ha studiato e esposto in quasi tutto il mondo.
Presso il Museo dell’Arte Vetraria Altarese ospita una sua opera meravigliosa che rappresenta un dei suoi ricordi di Altare.
Dal 1985 è proprietaria e artista di Arco Iris Glass Studio.
Attualmente uno dei piu giovani incisori a Murano, entra in contatto con quest’arte quasi per gioco, ereditandone la passione dal padre, il Maestro Bruno Seguso, il quale, con l’amico Paolo Linzi, inizia l’avventura di incisore d’arte su vetro nel 1954.
L’incisione artistica su vetro a ruota fatta a mano, usando un tornio fisso con mandrini e ruote intercambiabili, e’ cio’ che lo rappresenta, e che fà si’ che un oggetto in vetro diventi un’opera d’arte.
Nel 2007 inizia una collaborazione con Lino Tagliapietra, artista Muranese famoso in tutto il mondo, che gli ha permesso di conoscere un’altra faccia della lavorazione a freddo, la molatura e la tecnica del “battuto”.
La crescita professionale nell’incisione e nel “battuto”, gli ha permesso di collaborare con numerose importanti “Fornaci” di Murano, con artisti e designers di fama internazionale, creando pezzi di design. I suoi lavori sono presenti in molte collezioni private in tutte le parti del mondo.
Dal 2013 tiene corsi di Incisione negli Usa ed in Australia.
Lucia Santini, nata a Murano nel 1960, appartiene ad una famiglia che lavora il vetro da oltre 600 anni. Ha imparato a dipingere dalla nonna paterna e inizia la sua carriera lavorativa come decoratrice in vari laboratori artigianali di Murano, specializzandosi nella tecnica Veneziana di pittura su vetro, elaborando poi tecniche personali. Collabora ora con il maestro del vetro a lume Lucio Bubacco e il fratello Emilio Santini ed esercita come insegnante al Corning Studio di New York nonché in laboratori privati negli Stati Uniti.
Silvia Levenson nelle sue opere affronta tematiche di estrema attualità, profondamente connesse alla realtà della società contemporanea. La sua riflessione prende spunto dalla quotidianità, ed è innanzi tutto una riflessione personale, ma diventa una interrogazione inquietante sul vissuto di un’intera generazione argentina e poi, ancora, più in generale, sul significato dell’esistenza nella nostra società.
L’artista inoltre ha curato la sezione “Storie di Vetro”, durante la nona edizione di Altare Vetro Arte.
L’artista espone oggetti del quotidiano, apparentemente gradevoli, ma che in realtà, così come vengono proposti, intendono provocare, suscitare la reazione del visitatore. Nella sua poetica gli oggetti del mondo circostante, gli oggetti più banali, assurgono a valore di metafora e, reinterpretati alla luce di una sottile ironia, profondamente amara, risultano spiazzanti, destabilizzanti. Nulla è come sembra: non lo sono le cose, non lo sono i sentimenti, non lo sono i rapporti tra gli individui.
La mostra “Doppie assenze – Dobles ausencias” è stata inaugurata il 27 maggio 2017 alle ore 18 a Villa Rosa ad Altare, nell’ambito degli eventi della manifestazione Sol de Mayo 2017, organizzata dal Comitato per i Gemellaggi del Comune di Altare, coordinato da Alberto Saroldi, ideato nel 2008 con l’obiettivo di mantenere viva la memoria e valorizzare la storia dei maestri vetrai altaresi, che sin dai tempi più antichi hanno portato l’arte del vetro soffiato e lavorato a mano nelle più diverse regioni d’Italia, d’Europa e del mondo intero.
Angelo Cagnone, nato a Carcare nel 1941, è uno dei più originali esponenti della pittura italiana. L’artista inizia la sua opera alla fine degli Anni Cinquanta. Un percorso, quello di Cagnone, fatto di grandi incontri (tra i suoi collezionisti anche Peggy Guggheneim) e di compagni di viaggio prestigiosi, che costruiscono con lui la storia dell’arte contemporanea italiana ed europea. Quel che risulta particolarmente interessante, al culmine di una maturità artistica che nulla ha più da dimostrare ma che ancora stupisce, è la rara dote dell’artista di cambiare continuamente il proprio punto di osservazione, ponendo lo spettatore ora al centro della scena, ora fuori, in uno scambio emotivo raro ed intenso.
Al Museo dell’Arte Vetraria Altarese, per l’ottava edizione di “Altare Vetro Arte”, l’artista presenta, oltre a opere pittoriche create negli ultimi anni, un’opera in vetro in vetrofusione realizzata in piccola serie.
Silvio Vigliaturo
Silvio Vigliaturo nasce ad Acri, in Calabria, nel 1949. Giovanissimo si trasferisce a Chieri (TO), dove tuttora vive e lavora. Artista e maestro del vetro, la sua tecnica è da sempre volta alla ricerca e alla sperimentazione. Dalle prime esposizioni, nel 1977, passando per la partecipazione al Padiglione Italia della 54. Biennale di Venezia, sino alla personale nel giugno 2012 al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, il percorso artistico di Vigliaturo si presenta in costante evoluzione. Un cammino graduale e tenace ha portato l’artista ad affrontare una grande varietà di tematiche con stili e strumenti diversi. Il dipinto, il vetro, l’acciaio, la terra cotta sono tutti trattati allo stesso tempo come materia e come scelta ideologica. È proprio grazie alla mescolanza delle tecniche che l’orizzonte delle esperienze di Vigliaturo si è dilatato esponenzialmente e ha aperto la strada a una visione originale e inedita, capace di rivisitare i temi e le modalità espressive della pittura e che lo ha condotto agli esiti attuali del suo lavoro. L’approccio che l’artista adotta nel lavorare il vetro è derivato dalla sua instancabile attività pittorica. Il forte impatto visivo delle sue opere nasce dalla trasparenza dei colori, capace di generare un’affascinante sembianza di fluidità, e dall’antinomia tra il peso della materia utilizzata e la leggerezza delle forme che l’artista riesce a foggiare attraverso di essa.
Nel 2008 viene organizzata la mostra “L’Università dell’arte vetraria di Altare e Vigliaturo”, presso il Museo dell’Arte Vetraria Altarese, la quale ha fatto colloquiare due tipi di lavorazione completamente diversi, accostando i pezzi della collezione museale con le sperimentazioni in vetrofusione del maestro Silvio Vigliaturo.
All’interno delle suggestive sale di Villa Rosa è attualmente esposta l’opera “Il Compositore” donata dall’artista al Museo dell’Arte Vetraria Altarese.
Svamini Hamsananda
Svamini Hamsananda, monaca induista, vive nel monastero Gitananda Ashram (Altare, SV). Insegna filosofia indiana e yoga presso l’Ashram e in altri istituti privati. Vicepresidente dell’Unione Induista Italiana, ha preso parte alla fondazione
dell’Hindu Forum of Europe.
Durante luglio 2019 il Museo ha avuto il piacere di fare la Sua conoscenza durante l’organizzazione dell’evento “L’India incontra Altare e la sua arte del vetro”, una serata dedicata alla cultura indiana, organizzata dal Museo in collaborazione con il Matha Gitananda Ashram di Altare, con il patrocinio dell’Unione Induista Italiana.