Vetri all’uranio

L’uranio è l’elemento chimico di numero atomico 92 e il suo simbolo è U.  E’ un metallo bianco argenteo tossicoradioattivo. E’ l’elemento naturale a più alto numero atomico che si conosca. E’ l’ultimo elemento naturale della classificazione periodica di Mendeleev e appartiene allo stesso gruppo del cromo, molibdeno, tungsteno. E’ presente negli Urali, Congo, Inghilterra, Cecoslovacchia, Romania. Tuttavia, come per tutti gli elementi, tracce di uranio sono presenti ovunque, nelle rocce, nelle terre, nelle acque.

Nel 1912, l’archeologo inglese Robert William Theodore Gunther rese noto che un mosaico di vetro, composto di diverse tessere colorate,  era stato rinvenuto  in una villa imperiale del 79 d.C. a Capo Posillipo presso Napoli. I risultati delle analisi , ricavate presso l’Università di Oxford , trattano del ritrovamento di una  quantità di UO2, nella misura dell’1,5%.

Scopritore dell’uranio  fu il chimico tedesco Martin Heinrich Klaproth. Lo presentò nel 1789 all’Accademia Reale delle Scienze di Prussia. Lo stesso Klaproth  separò l’ossido di uranio dalla peckblenda, un pesante metallo nero (U3O8) che contiene altri elementi quali radio, ferro, bismuto, piombo (cfr.: Barrie W. Skelcher 2002, “Vaseline Glass”).

A partire dalla fine del Medioevo si estraeva becklenda dalle miniere degli Asburgo a Jachymov in Boemia e si usavano i sali di uranio come coloranti nella locale industria del vetro. Il boemo Josef Riedel è considerato il primo produttore di vetri all’uranio a Polubný  in Boemia. Attorno al 1830, produsse due varietà di questo vetro, uno giallo e uno giallo-verde e li chiamò: “Annagelb” e” Annagrün” in onore di sua moglie Anna Maria (  gelb in tedesco =giallo;  grün = verde).

Klein, Dan & Lloid, in “The history of Glass 1984”, sostiene che una delegazione francese, in visita in Boemia, nel 1835,  ne copiò la composizione. Da allora numerosi furono i tentativi di produzione in Francia, in Inghilterra in Olanda.

L’uranio fu isolato come metallo nel 1841 dal francese Eugenio Peligot e risale al 1850 il primo impiego industriale dell’uranio nel vetro, sviluppato dalla Lloyol Summerfield di Birmingham nel Regno Unito.

Esemplari di vetro all’uranio pare fossero presenti nella collezione del vetraio  francese Walter Almalric (n.1870 – m. 1959) presentata nel 1906 nel Regno Unito alla Broadfield House Glass Museum.  Una piccola scatola quadrata di Walter, durante l’esame ai raggi ultravioletti, divenne luminosa, sintomo della presenza di uranio. La caratteristica principale del vetro all’uranio è difatti la fluorescenza, cioè l’emissione di luce sotto illuminazione ultravioletta, invisibile all’occhio umano. Questo dà al vetro all’uranio la sua caratteristica iridescenza, che cambia a seconda che la sorgente luminosa contenga più o meno luce ultravioletta. Ossia, l’aspetto dei vetri all’uranio cambia se visti alle luce del sole oppure alla luce artificiale.

A  Yokshire , nel Nord dell’Inghilterra, una vetreria di bottiglie, nata nella prima metà dell’Ottocento,  “The Crystal Glass Company”, of Knottingly di York, produsse vetro all’uranio dal 1950 al 1960.  Il peso dell’uranio variava dallo 0,08% allo 0,12%,

In vetrerie del Nord dell ‘inghilterra, a Manchester a Londra , vennero prodotti bicchieri, vasi  tazze all’uranio a partire dal  1850 al 1930; dal 1930 al 1945. Nella Royal Brierlay del Regno unito vetro  all’uranio fu prodotto fino al 1965.

Nelle vetrerie di Altare, prima dell’unificazione in Società Artistico Vetraria nel 1856, la prima composizione scritta relativa al vetro all’uranio,  risale al 1880 col titolo” Colore pisello ottimo” ed è così composta in Kg peso (wt): sabbia 100 – soda 44 – marmo 20 – ossido di rame 0,080 – nitrato uranio 1,200 (da notare che l’ossido di rame favorisce la gradazione sul verde pisello).

L’uso di uranio per il vetro venne proibito negli anni Sessanta del Novecento per evitare l’esposizione radioattiva dei lavoranti, i quali trasportavano o lavoravano una gran quantità di manufatti.

testo di Maria Brondi